giovedì 5 marzo 2009

22 Agosto 2008
VENERDI’ di Repubblica

La cultura insorge in scena e canta le vecchie colture
di G. Ortolano
Carloforte. Iglesias (…) Un teatro civile che sa di terra e di pane e parla di cascine e campi di grano, senza disdegnare i festival internazionali e i viaggi intercontinentali, come quello fatto recentemente per presentare Orti Insorti a New York. Parliamo del teatro ecologico di Elena Guerrini, attrice storica della compagnia di Pippo Delbono, che qui veste i panni della cantastorie del terzo millennio dando spazio alla memoria, agli stornelli, ai proverbi e perfino alle ricette dimenticate della nonna.
Il suo è un ritorno alle origini agresti per chi, per dirla con Pisolini “non cerca un’età dell’oro, ma un’età del pane”. Elena rievoca la difficile vita dei mezzadri, urla, canta e incanta chi le siede davanti. Il pubblico è travolto da un umorismo arcaico, boccaccesco, che si accanisce contro le contraddizioni della nostra società, invitando anche a riflettere sulla prepotenza dei suv, sui pericoli delle monoculture, sui semi transgenici e sulla vita ridotta a merce. Fra le memorie compaiono i nomi dei personaggi lontani e poco telegenici: l’ambientalista Vandana Shiva, il pioniere dell’agricoltura biologica Masanabu Fukuoka e perfino liberemo Guglielmi, l’umanista delle piante, noto come “giardiniere di Calvino”, noto per aver lavorato nella villa dello scrittore ed essere stato uno dei personaggi del Barone Rampante.

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