Luglio 2008
AAM TERRA NUOVA
IL TEATRO RISCOPRE LA TERRA
Storie diverse di teatro impegnato, che recupera un legame profondo con la terra, che va in scena nei poderi, nelle case, in mezzo al grano. Esperienze per un nuovo stile di vita.
Orti insorti: nel podere con Pasolini
Ma come si coltiva il basilico? Aveva ragione il nonno, o il manuale “L’orto perfetto in 7 giorni”? Questo genere di domande devono aver assillato Elena, nel momento in cui, da attrice affermata, ha scelto di tornare alle origini nella campagna maremmana per crescere suo figlio. Elena Guerrini è attrice teatrale e cinematografica conosciuta anche dal grande pubblico per ruoli importanti nei cast di Pupi Avati e Pippo Del Bono. Il suo oggi è un lavoro di riscoperta, arte d’avanguardia rurale, declinazione pratica della tanto teorizzata decrescita felice.
"Dopo la nascita di Dario, mi sono cominciata a chiedere cosa mangiamo e respiriamo, quali sono i nostri rapporti umani, come recuperare l'antico legame con la terra. Da qui è nata l'idea di Orti Insorti - in giardino con Pasolini, Calvino e il mi’ nonno contadino in Maremma”.
Gli spettacoli di Elena oggi sfuggono ai teatri. Sono un rito che si celebra ogni domenica, direttamente nei poderi. Quelli veri e non le beauty farm. Quelli dove i contadini esistono ancora. E dove gli spettatori pagano il loro "biglietto d'ingresso" in natura: formaggio, fiaschi d'olio, bottiglie di vino, barattoli di miele. E come nel passato dopo la trebbiatura o la vendemmia, si celebrano di nuovo le "veglie" dei contadini, luogo di ritrovo, di risate, di riflessione e di cultura popolare.
Elena ci racconta volentieri della sua scelta di teatro civile. Il suo ritorno alle origini agresti, il fatto di dare spazio alla memoria del nonno, gli stornelli, i proverbi, le ricette della nonna. Una scelta non per niente naif. A sua difesa cita Pasolini: "Io non cerco un'età dell'oro, ma un età del pane", una frase che riecheggia nello spettacolo.
"Orti insorti è nato così, nel bisogno di raccontare qualcosa di vero, qualcosa di urgente” dice Elena. “Perché da quando sono spariti i cantastorie, l'unico riferimento per chi vive in campagna è dato dalla tv”. La scelta del "vengo io a casa vostra" responsabilizza le persone verso l'ospitalità e il confronto. Adesso ognuno dà il meglio di sé e dei propri beni autoprodotti. I cultori della materia, quelli che vengono dalla città, comprano un buon vino locale e come biglietto portano quello.
Lo spettacolo è dirompente. Elena rievoca la vita agra dei mezzadri, urla, canta, incanta. Il pubblico ride a crepapelle. Umorismo arcaico, quasi boccaccesco, che non risparmia delle staffilate raggelanti sul declino dell'oggi: la volgarità dei suv, il danno delle monocolture, i semi transgenici, la vita ridotta a merce. Affiorano i nomi di personaggi lontani, troppo distanti dai sermoni televisivi: le battaglie di Vandana Shiva, l'orto sinergico di Fukuoka, Libereso Guglielmi, il giardiniere di Calvino, pedina fondamentale nella genesi dello spettacolo.
Un’esperienza oltre lo spettacolo, con lo stesso rischio di infangarsi le scarpe.
Nessun commento:
Posta un commento